Maratona delle Dolomiti 2025: vittorie di Luca Cavallo e Roberta Bussone

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Photo Credit: Foto Ravenna & Marmotte Alpes Granfondo

Photo Credit: Foto Ravenna & Marmotte Alpes Granfondo

La Maratona dles Dolomites non è una gara: è un’esperienza che si incide nel cuore e nelle gambe, un pellegrinaggio laico attraverso paesaggi che sembrano rubati a una fiaba alpina.


Alle 6:30 del mattino, quando le prime luci colorano i contorni delle Dolomiti, La Villa è già viva. Quasi 8000 ciclisti pronti a sfidare se stessi più che gli altri. Si parte. I primi colpi di pedale si perdono tra l’aria sottile dell’Alta Badia, mentre i tornanti del Campolongo si aprono come una danza collettiva.

Il meteo, che fino alla sera prima aveva minacciato tempesta, ha concesso una tregua ai sogni. Qualche goccia solo nel pomeriggio, a bagnare le spalle degli ultimi, che spesso sono i più tenaci.

La magia della Maratona è anche nei suoi protagonisti. Accanto agli appassionati che hanno aspettato anni per un pettorale, si mescolano grandi nomi del ciclismo e dello sport. Peter Sagan ha strappato applausi con la sua solita teatralità, Vincenzo Nibali si è goduto i panorami senza cronometro, Miguel Indurain ha sorriso tra una pedalata e l’altra. La Maratona abbatte i confini tra eroi e semplici mortali.

E poi c’è lui, Luca Cavallo (OM.CC), che al Giau ha deciso che il tempo della contemplazione era finito. Con un attacco deciso ha domato i 138 chilometri e 4.250 metri di dislivello in 4h25’. Il suo trionfo ha un sapore epico: non solo per la prestazione, ma per il gesto tecnico e mentale, per la capacità di rimanere lucido anche quando la bici, a causa di un raggio rotto, non collaborava. Terza granfondo di prestigio vinta in stagione, dopo la Sportful e la Marmotte Alpes. Un amatore con cuore da pro’.

Tra le donne, la classe e la forza di Roberta Bussone (Rodman Team) hanno lasciato il segno. Vittoria netta e meritata, con il sorriso di chi sa domare la montagna con eleganza.


Il fascino della Maratona sta anche nella sua struttura. Tre percorsi – 55, 106 e 138 chilometri – per adattarsi a ogni tipo di ciclista. Ma l’anima dell’evento è la stessa per tutti: superare i propri limiti, respirare la bellezza dei passi dolomitici, condividere la strada con migliaia di altri cuori in corsa.

Nel percorso medio da 106 km, hanno brillato due nomi: Stefano Bonanomi (MP Filtri) tra gli uomini, con dedica al compagno di squadra recentemente scomparso Michele Negri e Laura Simenc (Santini Squadra Corse) tra le donne.

E se è vero che il ciclismo è spesso metafora della vita, la Maratona delle Dolomiti ne è forse il più nobile esempio: si soffre, si ride, si cade, ci si rialza. E si arriva, a Corvara, tra gli applausi e le lacrime.

La Maratona dles Dolomites è questo: un viaggio fisico, ma anche interiore. È memoria, incontro, celebrazione della lentezza e della determinazione. È la prova che il ciclismo, quando incontra la montagna, diventa arte.

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