Ötztaler Radmarathon 2025: la leggenda alpina, e gli italiani che l’hanno sfidata fino all’ultimo respiro

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La Granfondo più dura del mondo incorona Federspiel, ma l’Italia brilla con Cecchini e Bussone tra i giganti delle Alpi.

Credit: https://www.benjaminschlachter.at/

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Il mito della Granfondo più dura

Non è una gara, è un rito. Non è un percorso, è una prova di sopravvivenza. L’Ötztaler Radmarathon, con i suoi 227 chilometri e 5.500 metri di dislivello, è la Granfondo che ogni ciclista sogna… e teme. Chi riesce ad avere il pettorale – sorteggiato tra oltre 20.000 candidature per soli 4.000 posti – entra in un club esclusivo: quello dei folli che sfidano le Alpi in un unico giorno, affrontando quattro passi che fanno tremare anche i più allenati: Kühtai, Brennero, Giovo e il leggendario Timmelsjoch, la salita che non perdona.

Quest’anno il cielo di Sölden ha accolto gli eroi dell’endurance con temperature frizzanti all’alba e sole pieno sulle cime, regalando una cornice perfetta a una battaglia che si annuncia ogni volta come la più dura.

Davanti a tutti, l’austriaco Daniel Federspiel ha imposto la sua legge, chiudendo con il tempo di 6h48’55” e staccando di poco il gruppo degli inseguitori. Ma la vera storia, per noi italiani, è quella scritta più indietro, tra fatica e orgoglio.

Stefano Cecchini, atleta del team Fire & Ice Livigno e già vincitore di questa manifestazione nel 2017, è arrivato quinto assoluto, miglior italiano, in mezzo ai giganti dell’arco alpino.

E non era solo. Con lui, nelle prime dieci posizioni, ha brillato anche Patrick Facchini (Team Sildom Garda), settimo, a soli due minuti dal podio. Due bandiere tricolori nella top 10 di una delle gare più selettive del mondo: un risultato che pesa e che racconta la qualità del movimento granfondistico italiano.

Donne d’acciaio: l’Italia c’è

Se tra gli uomini l’Italia ha graffiato le prime posizioni, tra le donne è stata pura resistenza e determinazione.

Roberta Bussone, del Rodman Team, già vincitrice della Maratona delle Dolomiti 2025, ha confermato la sua stagione da favola chiudendo quinta assoluta.

Alle sue spalle, Sonia Passuti del Team Staweld Buzzolan ha difeso la top ten con un decimo posto che vale oro, mentre Michela Santini del team Stefan ha sfiorato l’ingresso nelle prime dieci, chiudendo undicesima. Tre italiane protagoniste tra le migliori al mondo: un segnale fortissimo.

Perché l’Ötztaler è diversa da tutte le altre

Non basta allenarsi: serve preparare la mente, il cuore, la testa. L’Ötztaler è una Granfondo che non concede tregua: 40 km di pianura sono l’unico respiro, poi è salita, discesa, salita ancora. Il Kühtai (2.020 m) arriva dopo appena 30 km e mette subito in chiaro le regole del gioco, il Brennero ti logora con la sua interminabile ascesa, il Giovo ti piega con le sue rampe cattive… e quando credi che sia finita, arriva lui, il Timmelsjoch, 29 km di pura sofferenza. Qui si decide tutto: chi ha ancora energie vola, chi ha speso troppo paga ogni metro.

Forse è per questo che questa gara è diventata un mito: perché non basta essere forti, bisogna essere uomini e donne di ferro. Chi la conclude, a prescindere dal tempo, può dire di aver compiuto qualcosa di unico.

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